La secessione di Ladispoli

Storia concertante utopica burlona

 

 

 

 

… il disegno è visionario sì siam quello che scopriamo

la mente fina agiva correva sul binario

l’intuito versus lo straordinario …

 

la secessione Ladisp 13 dic

 

 

 

IL BOSS
violino: Kamila Kostur

testo, musica, arrangiamenti, piano e voce: Maurizio Ponziani

I fatti storici sono puramente inventati

 

QUADRATINOnero

Parte I – IL RISVEGLIO –

 

 

foto di giuliana laportella_72

 

 

 

Voce narrante   

Nei primi anni del XXI secolo, in una cittadella situata sulle rive laziali
del mar Tirreno chiamata Ladispoli, avvennero dei fatti straordinari.
Qui, già da qualche tempo, viveva uno straniero di nome Damiano.
Appassionato studioso sempre pronto alle escursioni, aveva maturato l’esigenza
dei grandi viaggi. Una sera passeggiando per il litorale, si fermò davanti a
“Porto Pidocchio”, così gli abitanti del paese chiamavano il loro porticciolo.
Nome che ben ne definisce la portata,
questa non sufficientemente capiente per contenere le aspirazioni di Damiano.
Da questa disparità si accese la scintilla.
L’autore casualmente si trovava in questi luoghi, e fu testimone degli sconcertanti avvenimenti
che ora vi racconterà, così come sono realmente accaduti.

 QUADRATINOnero

L’IDEA

 

 

Sarà stata una bizzarra idea del mare
l’ebbrezza inebriante dell’estate
il vento secolare o soltanto il gran dormire
che mosse il nostro giovane Damiano
ad architettare un folle assurdo piano
pugnace accende il fuoco fra le stanze il risveglio
quanto lavoro vuole la spontaneità
raggiungere sognando la realtà

Sentiva la mattina nella mano
pensava fitto assorto sul divano
il disegno è visionario sì siam quello che scopriamo
la mente fina agiva correva sul binario
l’intuito versus lo straordinario
seguendo i suoi pensieri scende in spiaggia buon segno
si bagna i piedi e tocca granelli di virtù
sognando fiero in un oceano blu

Il popolo marittimo sonnecchiava
la luna accesa il cielo illuminava
notturni pescatori lanciavano le lenze
un occhio segue l’esca dialoga col mare
mentre l’altro zitto zitto a scrutare l’orizzonte
d’un tratto viene su qualcosa buon segno buon segno
sorridono si scherza riguardo al gran menù
sognando avvolti in un oceano blu.

 QUADRATINOnero

Voce narrante

In una limpida alba, nel cuore della calda stagione, il nostro Damiano si svegliò tonico.
Era pronto per il gran declamare nella piazza principale del paese.
Doveva tirar fuori la voce, avrebbe messo alla prova le sue corde vocali.
Così prese per la gola una pastiglia e si mosse alla battaglia.

QUADRATINOnero

IL COMIZIO

 

 

 

Concittadini udite le cose han da cambiare
le entrate sono poche rimangon tante spese
lavoro ce né poco son dolori a fine mese
lo stato è un gran mangione gonfio tronfio di pretese
La pace qui si vive come in un grande cimitero
che poi non siam felici in questo mondo così austero
i grandi che comandano certo non è un mistero
ci tolgono anche l’anima le banche fan tesoro

Ma noi che abbiamo il mare vogliamo un grande porto
abbiam diritto a navigare reagire a questo torto
per alzar le vele e andarcene lontano

Siam vicini al cittadone che fu anche di Nerone
centro patria potestà ma il potere non ha età
vuole riparare i danni e si sommano gli inganni
li c’è solo un fiume sporco di rifiuti e di malanni
Ministeri chiese uffici tutti quanti in pompa magna
con la loro propaganda ci rifilano la lagna
poi la legge non funziona finché muto resta il gregge
il regime è lupacchione gran mangione cattivone

Ma noi che abbiamo il mare vogliamo un grande porto
abbiam diritto a navigare reagire a questo torto
per alzar le vele e andarcene lontano
Noi che abbiamo il mare faremo un grande porto
abbiam diritto a navigare reagire a questo torto
per alzar le vele e andarcene lontano

Concittadini udite le cose han da cambiare
ladispolani uniti le cose cambieremo
l’allegra indipendenza è la nostra maggioranza
facciam da esempio al mondo con la grande secessione di Ladispoli
la secessione di Ladispoli

QUADRATINOnero

LA CITTADINANZA

 

 

 

Sotto il marmo dei caduti tutti in piedi ad ascoltare
le parole del furore sotto un dolce caldo sole
all’inizio è un gran brusio tutto un gran rimuginare
si bisbiglia si borbotta son sospiri nei deliri
poi incredibile ma vero la congrega cittadina
reagisce con fervore all’ardore di Damiano
Che nell’incitar la gente scopre la sua vocazione
parlare al grande pubblico di giusta ribellione
di come alzar la testa per guardare più lontano
di fare il grande salto per uscire dal pantano
lui lanciato nella lotta senza scudo spada o croce
a rievocare il grande sogno della rivoluzione

– Ma diamo un bel calcione allo scarpone
facciamoci la nostra secessione –
– Lasciamoci alle spalle l’italico pappone
e andiamocene a spasso per il mare –
Il popolo ruggiva era stanco di annegare
nella solita fanghiglia di una putrida nazione
recondite paure crollavano di getto
il gran comizio in piazza aveva fatto il botto

Giunge il sindaco il dottore anche il prete ed il questore
son piuttosto stupefatti dall’accelerar dei fatti
– Non siam mica dentro un circo qui bisogna dar l’allarme
lasciate pubblica la quiete o è materia da gendarme
ma cos’è questo baccano non facciamo un baccanale –
Dice il sindaco stranito tutto tondo e assai formale
– No di certo non è bene seguire il giovane oratore –
Dice il prete loffio loffio con quel suo finto candore
il questore e anche il dottore sono li a far la morale
abituati al freddo schema della conservazione

Ma ormai era troppo tardi la molla è già scattata
neanche li ascoltavano la folla era esaltata
tornare indietro sì questa era illusione
turbinavano gli eventi dirompente l’esplosione
Così le autorità si videro costrette
a cedere alla storia che scriveva un altro foglio
molto a malincuore annullarono le rette
e per finanziare un sogno misero mano al portafoglio

E fu un torrente in piena di fronte a una fontana
si metteva il sale e il fuoco sul domestico fornello
come un lampo si squarciava quell’ipocrita membrana
fuoriusciva il magma antico rinforzava il ritornello

Noi che abbiamo il mare vogliamo un grande porto
abbiam diritto a navigare reagire a questo torto
per alzar le vele e andarcene lontano
Noi che abbiamo il mare faremo il nostro porto
abbiam diritto a navigare reagire a questo torto
per alzar le vele e andarcene lontano

Concittadini udite le cose han da cambiare
ladispolani uniti le cose cambieremo
l’allegra indipendenza è la nostra maggioranza
facciam da esempio al mondo con la grande secessione di Ladispoli
la secessione di Ladispoli

 

QUADRATINOnero

Parte II    – IL POTERE –

 

 

foto di giuliana laportella

QUADRATINOnero

Voce narrante

La cittadella esultò la notte intera.
Tutta l’orchestra si unì alla voce solista dell’oratore.
Ottoni legni ance corde tamburi ingravidati dall’idea.
Fuochi d’artificio, danze corali, balconi di occhi.
Damiano poteva esser tacciato di pazzia, schernito,
invece la campana suonò a festa senza posa.
Lui era felice, spossato dall’eccitazione, nel giorno più lungo e intenso della sua vita.

Non si erano ancora spenti gli echi della festa,
quando a Roma giunse voce di tendenziose sommosse,
finanziate e pilotate da occulti stranieri nemici della civiltà.
Nelle tetre stanze del potere, con passi pesanti,
si aggirava l’innominabile, l’intoccabile, l’irrevocabile,
accigliato scuro e pensoso.
Preso tutto il giorno da profonde riflessioni sui popoli,
gorgheggiò qualche goccia di propoli, fece un ruggito, e decise di schiacciare
la secessione di Ladispoli.

QUADRATINOnero

IL BOSS   (live)

 

 

 

 

Io sono il Boss non sono fesso
mi tiro tutto quanto intero il gregge appresso
sono cattivo ma l’importante è far buon viso
e poi comunque qui comando io
Io sono il capo per gli affari c’ho un gran naso
ho il pollice verde sì e ci conto i dollaroni
della bandiera a stelle e strisce siam colonia
ma senza tanta cerimonia qui comando solo io
Il mio segreto nel concreto è il recinto elettorale
che è un delirio generale è una delega formale
riempie le tasche del normale
Sono un uomo e prendo la realtà così come si da
le male lingue dicon che io faccio loschi sporchi affari
ma c’ho una schiera di avvocati funzionali e ben pagati
è proprio vero che il denaro regna sovrano il mondo intero

Io sono il Boss sempre lo stesso
cambio colore lì conservo là è progresso
uso le armi dell’ostracismo
e quando occorre picchio duro con cinismo
Io sono il capo ve lo ripeto
ci vuole scorza per gestir cotanta forza
se siete deboli se andate appresso ai rivoli
siete già polvere dispersa lungo i secoli
Il mio segreto nel concreto è il recinto nazionale
ma io tengo il capitale sì dai monti al litorale
tocco il vertice globale
Sono un uomo e prendo la realtà così come si da
noi siam tiranni e schiacceremo chi si affaccia sul Tirreno
chi è sfuggito alle catene delle nostre grandi imprese
è un fatto serio che il denaro in verità è il sangue della società

Noi siam tiranni e schiacceremo chi viaggia con un altro treno
chi è sfuggito alle catene delle nostre grandi imprese
è il mio mestiere più di un dovere questa è la voce del potere
POTERE

QUADRATINOnero

Voce narrante

I lavori per la costruzione del nuovo porto erano cominciati,
certo non senza accese discussioni.
Chi si sarebbe occupato di questo, chi di quest’altro ?
Qualcuno non condivideva alcuni aspetti del progetto.
Le immancabili questioni di soldi…comunque si procedeva.
Una giovane donna di nome Arianna, anche lei da poco stabilitasi a Ladispoli,
fin dall’inizio partecipava al risveglio della cittadella con grande entusiasmo.
Ora sentiva che era arrivato il momento di godersi una bella passeggiata fino al mare
con bagno notturno, fantasticando di viaggi.

QUADRATINOnero

ARIANNA

 

 

 

Nel corso principale del vivo centro urbano
un’insegna colorata si accende nella sera
vetrine fan da specchio a un’euforia gentile
la strada resa a festa da un gesto femminile
Arianna scherza e ride col suo passo affascinante
andando verso il sole fuoco di un futuro incerto
che affronta con coraggio perché lei contiene il viaggio

Il cielo blu cobalto riaccende il firmamento
le luci cittadine si spingono nel mare
Arianna pelle e sale leggera nuota e balla
dipinge con il corpo al ritmo delle onde
Felice alza la testa gli occhi in orbita nel cosmo
lei sa che lo scenario del gran cielo stellato
è un commovente tentativo di vita misteriosa

Arianna forza e grazia sul filo della storia
giocando in equilibrio su un’idea
nell’ebbrezza di una notte d’estate
in terra di nessuno.

 

 

Voce narrante

Dal palazzo del potere centrale, arrivava l’ordine imperioso
di interrompere immediatamente i lavori per la costruzione del nuovo porto.
Mentre i ladispolani non avevano nessuna intenzione di tornare indietro.
La situazione andava degenerando nell’inconciliabilità dei punti di vista.
A questo punto entra in scena Benjamin, un amico di Damiano.
Prima dell’inizio di questa storia, Benjamin non si era mai troppo lamentato
di qualsivoglia mancanza di libertà. Ed ora non si sentiva particolarmente
coinvolto dall’euforia generale che si respirava nella cittadella.
Comunque, cercando di evitare il disastro, fa sentire la sua voce.

QUADRATINOnero

BENJAMIN

 

 

 

Mi chiamo Benjamin ascoltate è difficile campare nelle attese
d’accordo qui si vuol cambiar le cose
ma è inutile forzare questa vecchia cassaforte
giocando avventurosi con la morte
Nella nuova fattoria tengo accesa la mia spia
che mi fa viaggiare a lungo un allarme a doppio fondo
vista acuta ed elegante al passo del Festina lente
E via campari senza soda scorza ghiaccio aperitivo
stuzzichini con gli amici nel tramonto discorsivo
delle guerre faccio beffa si mi stimolan la loffa
son triviale e signorile è una guida generale

Mi chiamo Benjamin ragionate non è facile sfuggire alle sirene
d’accordo nel spezzare le catene
ma l’esempio è ormai lontano chi di penna e con fucile
si spingeva nella lotta per sentirsi ancor civile
Sono i libri le mie armi senza i quali siamo inermi
dentro un chiosco sistemati in buono stato anche se usati
compro a un niente vendo a poco e non cedo allo sproloquio
Son pungente nella critica cattivo anche reattivo
ma nel fondo sono buono nel costume e nel lavoro
il giogo bellico è da sciocchi io mi diletto con gli scacchi
faccio funzionar la testa la mia ubriachezza non molesta

Mi chiamo Benjamin riflettete non gratifica campare nelle rese
d’accordo a conservar due tre pretese
ma non c’e pace quale guerra solo viver sulla terra
prendi e dai quello che puoi e per il resto son fatti miei

 

 

 

Parte III    – LA BATTAGLIA ED EPILOGO –

 

 

foto giuliana laportella 72

QUADRATINOnero

 

Voce narrante

Risolvere il conflitto pacificamente sembrava impossibile.
Le truppe del potere centrale muovevano minacciose verso Ladispoli,
mentre la cittadinanza si disponeva per riceverle con la dovuta accoglienza.
La battaglia era imminente.
Pronto per l’attacco, dalle retrovie,
il Boss lancia il suo ultimo imperativo appello alla resa incondizionata.

QUADRATINOnero

IL BOSS E DAMIANO

 

 

 

IL BOSS

Tu stai turbando la pace
ricordati i disastri del passato malmenato
alzar la testa è reato
lo sai che nulla cambierà
la vita è lacrime e sorrisi

Sarai sempre in balia delle stagioni
in cerca di futili emozioni
i tuoi sogni camminano su una polveriera
sei un’impronta nell’acqua una chimera
perché dovrebbe esser diverso ora e proprio qui
Perché?

Convivi coi tuoi simili tranquillo
rinuncia al volo aperto rimettiti la maschera
allineati e segui la corrente
e tutto tornerà come un bel soprammobile
un grazioso souvenir sul sofà sul sofàQUADRATINOneroPiccolinoPronto a difendersi, in prima linea, Damiano risponde con coraggio.

DAMIANO

Tu stai turbando la pace
ricordati i disastri del passato circoscritto
alzar la testa è un diritto
lo sai qualcosa può cambiare
la vita è lacrime e risate

Si sempre in balia delle stagioni
in cerca di amore e di passioni
i miei sogni si volano impulso eccezionale
un’impronta sull’acqua più vitale
perché dovrebbe esser diverso ora e proprio qui
Perché?

Accetta le esigenze dei tuoi simili
rinuncia all’arroganza e butta giù la maschera
comprendi le innumerevoli correnti
e allora un po’ di vita si aprirà volendo si aprirà
un gran viaggio di avventurosa umanità umanità

QUADRATINOnero

LA BATTAGLIA

Interludio

 

 

 

Un silenzio sinistro scandiva attimi di tensione. E scontro fu.
Un esercito regolare contro una milizia improvvisata.
A sferrare l’attacco fu l’artiglieria. Le bocche dei cannoni, obici, mortai, sputavano balle di collera razionale e nazionale.
Alcuni giovani, forniti di mazzafionde di precisione, rispondevano a suon di breccole e sonori pernacchioni.
Mezzi pesanti cingolati facevano tremare la terra, avanzando con difficoltà a causa delle fortificazioni erette in vari tratti dell’Aurelia.
Nel frattempo i rivoltosi, avevano allestito grandi carri carnevaleschi con pupazzoni raffiguranti capi di stato che si scambiano favori, e si preparavano a lanciarli contro carri armati e sergenti impettiti.
Sui monti della Tolfa, alpini riesumati seguivano a distanza l’andamento della battaglia, con l’ausilio di binocoli e abbondanti dosi di grappini.
Un bel cacciatorpediniere si era posizionato a qualche centinaia di metri dalla costa, controllando il demanio marittimo della zona. La cittadella era accerchiata.
Intanto i cavalli della cavalleria, in preda a coliche maleodoranti, concimavano l’asfalto e i piedi della fanteria, la quale, marciando impavida, veniva attaccata dagli spruzzi delle pistole ad acqua marina di miliziani nascosti ai bordi della strada, che miravano ai loro cechi occhi da soldati.
L’aviazione sganciava il suo arsenale a casaccio. Interi palazzi venivano giù sotto i bombardamenti, alzando un gran polverone.
Il Boss seguiva con molta attenzione lo sviluppo della battaglia. I suoi occhi erano diventati rossi. Aveva artigli e zanne, pelacci sulla schiena e poi grugniva e puzzava come un cinghiale affannato ed eccitato.
Gatti, mucche, pecore e cani, dalla prateria, un poco infastiditi ma tutto sommato indifferenti, fungevano da spettatori degli umani disastri.

Le barricate situate un po’ dappertutto,qua e la vengono sfondate. Nella lotta corpo a corpo, i ladispolani si difendevano con i più disparati utensili da lavoro.
Con i primi feriti, entrò in azione la squadra medica dei ribelli, fornita di cerotti, bende, medicinali, brande e rum via, a volontà per tutti.
Ormai si combatteva anche nei vicoli. Dai balconi , intere famiglie scaricavano oggetti sulle forze in divisa, liberandosi fra l’altro di considerevoli quantità di vecchia mobilia.
Arianna coraggiosa e battagliera più che mai, attirava soldati in stradine piene di finestre, dalle quali uscivano massicce padelle che si calavano rapide sulle loro cocuzze.
Uno dei migliori professionisti dei servizi speciali paramilitari, attrezzato di casco con raggi infrarossi, mitraglietta fotonica, lanciafiamme termico e stivali anti sudorazione, paracadutato, purtroppo atterrò su una mina, di modo che, tutte le sue belle intenzioni si sparpagliarono minutamente sul terreno circostante.
Mentre, tra le fila della milizia civile , c’era chi litigava furiosamente con vecchi archibugi, armi da fuoco che ormai in pensione, non avevano la benché minima intenzione di sputare pallottole.
Benjamin era di cattivo umore. Comunque davvero non si risparmiava e combatteva accanitamente.
Sangue e barattoli di conserva volavano da tutte le parti.
Un maresciallo con un problema alla valvola mitrale, si accasciò sotto un albero.
Appollaiato sopra un tetto, un compagno di viaggio di Damiano, un amico prezioso, pizzicava le corde della sua chitarra ad ingentilir la lotta.
Le strade erano piene di striscioni, con scritte ad inchiostro simpatico per disorientare
i nemici , del tipo: – Non credere ai tuoi occhi – oppure – Se spari sparisci -.
A causa del gran caldo, non pochi marinai, esibendo un gran bel tuffo a volo d’angelo o carpiato con avvitamento, ma cercando di evitare il salto mortale, evacuavano il cacciatorpediniere per accomodarsi a mollo.
Gruppi di granatieri sgranocchiavano volentieri granite e grattachecche.
In via Odescalchi, nel centro della città, avvenne un fatto curioso ed edificante.
Un soldato ed un ladispolano, amici di lunga data, si rincontravano dopo tanto tempo, e decisero di rintanarsi in uno scantinato per farsi una bella partita a Backgammon.
Damiano in campo, cercava di dare indicazioni utili, battendosi contemporaneamente per salvarsi la pellaccia.
Detonazioni, urla, sberleffi, provocazioni, si confondevano nel vortice degli eventi.
Si guerreggiava anche a parole.

Ribelli – Disertate e venite a lottare dalla nostra parte, per una giusta causa.
Voi militari siete soltanto pedine in balia del moto perverso delle borse. Voltate le spalle agli aguzzini –
Soldati – Degenerati incoscienti, imparerete a vostre spese cosa significa l’ordine, la disciplina, il progresso –
Ribelli – Pusillanimi –
Soldati – Covo di visionari –
Ribelli – Guerrafondai –
Soldati – Buffoni –
Ribelli – Bellicosi –
Soldati – Scellerati –
Ribelli – Ottusi –
Un Sergente – Marrani felloni linguacciuti, ve la tappo io la boccaccia una volta per sempre –
Damiano – Voi con le vostre corazzate portaerei e sottomarini, lasciateci fare il nostro porto –
Tutti i ladispolani – Che abbiam diritto a navigare -!
Bombe ripiene di insulti, venivano scagliate alacremente da entrambe le parti.
E via cosi, tutti trascinati in questa pazzia.
Uno scenario scoppiettante, sordido, rocambolesco, lugubre. Un circo grottesco.
La minaccia. Il furore. Un’ ecatombe. Scatenati. Un mondo in rovinamento. Eccitati. Maremma laziale. La giungla. Ogiva. Quale assurdo massacro. La voragine. Il dente avvelenato del giudizio. Violenza inaudita. Visi in mondi divisi.
Ah l’epica della battaglia!

Nel gran trambusto della battaglia delirante,
dal cantiere del nuovo porto si sgancia una piccola barca.
Sulla vela il disegno di una barchetta, con la vela a forma di spicchio di luna.
E rimane lì ,dondolando a pochi metri dalla riva.
Non più sulla terra ferma e chissà,
forse pronta per affrontare il mare aperto.

QUADRATINOnero

 

CORO FINALE

 

 

 

Questa vita è una bolla di sapone
sospesa fra realtà e immaginazione
noi siam come un esercito straccione
ci divertiamo a raccontar la secessione

Siam dentro una gran festa di illusioni
cantanti saltimbanchi da almeno un’ora da leoni
equilibristi sopra gran burroni
musicisti in compagnia irriducibili burloni

Questa vita è una bolla di sapone
lo spettacolo è finito boom boom boom boom boom boom Boom
buona notte a tutto il pubblico evviva l’invenzione evviva l’invenzione
Evviva l’invenzione!

 

 

foto di giuliana laportella_150

 

 

 

 

 

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