… I segnali di ribellione riprodotti in serie
rinchiudono le idee in oscurità
IL VALZER DELLE TRIVIALITA’
violino: Kamila Kostur
testi, musica, arrangiamenti, piano e voce: Maurizio Ponziani
IL VALZER DELLE TRIVIALITA’ (live)
Ma guarda quante scimmie in giro
mangiano affettati girano mercati
sembrano dei surgelati
Ma guarda quanto schifo in giro
quante strade sporche quante facce storte
storie frivole e contorte
Palazzi coca affari la zecca è nei denari compra vendita cemento
l’aria si è ingolfata è satura di virus qui ci vuole un paravento
Ma senti quanti bei programmi
quanto sentimento in questo reggimento
di soldati incravattati
Ma senti quanti odori in giro
donne sugli spilli lasciano la scia
spostiamoci in un’altra via
Ruota la fortuna ruota con la vita gira gira e mai si stanca
pregano i più buoni voglion l’armonia di corpo mente e conto in banca
Sganciano i volatili leggeri leggiadri spietati
su alberi e stazioni simboli stradali macchine ed infrazioni
bipedi emozioni cose ed illusioni ricchi e straccioni
Con fare pedante logico sprezzante c’è chi critica i piccioni
perché son sporcaccioni alquanto irriverenti mancano di opinioni
Sotto questa pioggia tutti quanti insieme in alto nuvole di uccelli
c’è chi ne approfitta con un gran tempismo
per la vendita di ombrelli
Quanti anonimi viandanti
tanti animali con o senza occhiali
alti bassi assai triviali
Situazioni inquietanti
sembra che c’è spazio sì per tutti quanti
sempre meglio stare attenti
Rivedo quelle scimmie porci con le ali cani gatti insetti e polli
nella fattoria degli esseri umani in fondo siamo tutti uguali
TRASTEVERE
Muore il sole e il vento si fa più selvatico
mentre scuro scorre il vecchio Tevere
fiumi di persone si riversano nei vicoli
locali e piazze si riaccendono
Pensieri passioni brucianti esigenze
amori sbocciati protetti da un tetto
ansie speranze rinunce mancanze
remote stanchezze finite in un letto
Si confondono gli odori mondi antiche malattie
forni fumi indiani una scacchiera di fotografie
fuochi e voli su una ruota musica da lucciola
intrattengono la notte spicciola
Letti di cartone e cani scintillano nel gesto
e negli occhi di pietra di Trilussa
fino in fondo a scolpire il tempo e la via
Memorie di gioia in trepida attesa
un male benigno o una amara discesa
cos’altro ci aspetta quant’altro negato
momenti tremendi ci tolgono il fiato
ma la voglia accanita di cambiare vita
ci spinge al di là e poi ancora chissà chissà…
BUSKER
per Franco Fosca che la strada l’ha vissuta. Respirata…
Vai Busker suona per noi per il tempo che vola
vai Busker suona per te che stai cantando la strada
vai Busker suona per noi e nelle piazze di Roma
vai Busker suona per te che la strada è la tua sposa
Canta e vai libera la musica
come una banda per le vie della città
Vai Busker suona per noi per un canto che vola
vai Busker suona per te per il tuo tempo sulla strada
vai Busker suona per noi sotto il cielo di Roma
vai Busker suona per colorare le strade di gioia e di festa
Canta e vai libera la musica
come una banda per le vie della città
Vai Busker suona siamo noi in un concerto d’assieme
vai Busker suona siamo noi su questo palco a giocare
vai Busker suona siamo noi i nostri nomi in un bicchiere
vai Busker suona per la vita questa vita da bere
VIA MEJO DE GNENTE
Signore e signori so romano da armeno sette generazioni
e allora ve canto sta canzone cor fare dorce amaro delle tradizioni
Stavamo coll’amici a bevese na cosa se chiacchierava tanto
be ecco ho scritto sto stornello co’ quarche strarcio der ragionamento
Dice ecco c’è la crisi la povertà dilaga
mentre apreno le banche a ogni angolo de strada
Più che crisi io la chiamo una grande ipocrisia
sempre la stessa ruberia della ricca losca borghesia
Senza lavoro c’è propio tanta gente
e allora me ne vado a vive in via Mejo de’ gnente
Tutti presi al laccio a sto fattaccio siamo afflitti dagli affitti
tanti tanti belli sogni se ne escheno sconfitti
E guarda tirà avanti ogni mese e porca la miseria so supplizzi
ma n’do stanno li diritti a oh damose da fà o semo fritti
Che senza casa c’è propio tanta gente
e allora me ne vado vive in via Mejo de’ gnente
Dice e ce lo sai nell’ottocento incombeva lo straniero
se cantava se lottava pe’ mannallo via o ar cimitero
Mo e è da tanto li tiranni che governeno er paese so de qua
e allora adesso semo noi che se ne volemo annà
Senza futuro c’è propio tanta gente
e a me me tocca vive in via Mejo de’ gnente
Drento ar grande circo c’è chi te dice prega la speranza non costa gnente
coll’anime c’è chi fa grandi affari ecco la carota che vita da somari
Er gorilla è forte e grosso se batte er petto se ne fa un vanto
be pe dilla co Trilussa ce rassomija tanto
Senza via d’uscita c’è propio tanta gente
e a me me tocca vive in via Mejo de’ gnente
Godemose lo vino e quarche personalità
e bona notte ar secchio ho finito è tutto qua.
TERRA DI NESSUNO
brano ispirato dalla mostra fotografica -Terra di nessuno – di Giuliana Laportella.
Sua è la frase “La guerra c’è non la dobbiamo fare”.
Si fissano i tracciati sulla carta
la luce di un comunicato a stampe
sostanza di vertigini sospese
a rimostrare una lotta certa
E sono solchi curve segni senza un viso
confini contrapposti per follia
dolore assurdo e striscia sull’asfalto
segnali di presenza di ironia
Perché la guerra c’è non la dobbiamo fare
in questa terra di nessuno in riva al mare
ci affacciamo per guardare e non c’è niente
rimane il gesto la voglia di partire
Nel cielo di piombo nel fango della terra
un lampo un taglio di elettricità
il grido su di un filo e vomito e progresso
è sesso scatto linea di unicità
perché i segnali di ribellione riprodotti in serie
rinchiudono le idee in oscurità
Che lo strappo fu dato un tempo e tanto
ed ora in corsa la ricucitura
si tira appresso tutto quel che è stato
senza sconti nelle forme e nel formato
li dove anche le ombre sono un tanto guadagnato
Perché la guerra c’è non la dobbiamo fare
è terra di nessuno qui nel mare
affacciarsi per guardare è un orizzonte
ancora un passo voglia di viaggiare
Si involano i colori nella notte
il gusto per certi toni e linearità
e ancora esiste da parte di qualcuno
lo slancio ad usar macchine con sincerità
In questa terra di nessuno oltre il mare
siamo noi che ci specchiamo finalmente
per vedere per contrasto immaginare
con un gesto di volare dolcemente
ARIA DI SETTEMBRE
Si scioglie la strada bagnata
esala vapori e cemento
memorie di un giorno qualunque
provando a chiarire un dolore
Ritornare giù in un’incognita già spuria
la lingua batte il dente a masticare aria
ed io respiro e intorno a me
sento solo vento dai tombini o sopra i tetti
Si adagia già scritta la sera
preludio a una storia più scura
stazioni lampioni cucine
sfuggevole attesa in un tempo di andare
Contento di saper nuotare
riconoscere il mare dalla sete
dentro un’ampolla giocare
e affiora l’idea di una vita migliore
Tu stai vicino a me
anche solo questa notte incerta e viva
amica mia persa come me
tu che hai colto petali fra gl’inferi di qua
di questa città romana culla di colline e di rovine
Tu stai vicino a me
tu con quel tormento dentro gli occhi
amico mio perso come me
in cerca di altitudini improbabili
che poi in fondo cosa vuoi
non è che fantasia di poesia e vino
ed io ora e proprio qui
respiro finalmente il giorno dopo giorno
così
BALLATA D’AMORE
Lei è bella
con quel suo fare dolce
ha la tua età
e non ha perso niente
di quella sensuale sensibilità
che è della gioventù
Tu la guardi
con la tua barba bianca e nera
senti la verità
e non hai perso niente
di quell’amore passionale
che provi per lei
Poi c’è lei che sogna
con tutta la sua forza
vive la sua età
di piena primavera
ha una luce negli occhi
come vento di libertà
Tu la guardi
con la tua barba le tue rughe
cerchi la verità
di quel sentimento forte
chiamato amore
che provi per lei
E’ amore
è questo l’amore
che vola vola felice
felice sul nido più alto
E’ amore
è questo l’amore
che vola vola per me
solo per me
PAROLE DI VENTO
Sai quante volte son rimasto solo
con le mie parole di vento
perdute negli angoli dei giorni
Sai quante volte son rimasto solo
con i miei castelli di sogni
perduti negli angoli dei giorni
Si va bene così guardarmi davanti allo specchio
con le mie paure con le mie vittorie
con quei grandi occhi
una danza di amore e tormento
e lasciare accadere la vita
come parole di vento
Sai quante volte son fuggito via
dal veleno di parole anonime
che trascinano il nulla nei giorni
E allora sai di tutte le volte che son tornato solo
fra le mie pareti di deliri
perduti negli angoli dei giorni
Si va bene così guardarmi davanti allo specchio
con le mie sconfitte e tutti i miei riscatti
con quei grandi occhi
una danza di amore e tormento
e lasciare accadere la vita
come parole di vento
Si va bene così fissarmi davanti lo specchio
con le mie paure con le mie vittorie
e con quei grandi occhi
Una danza di amore e tormento
e lasciare accadere la vita
come parole di vento
foto Maurizio Ponziani
STELLA DI ESILIO
Cala la notte qui in periferia
quartieri maldestri di vita casuale
erbaccia palazzi rifiuti e latrati
di cani lontani
Lontani ecco i monti guardano Roma
che si agita e dorme protetta e strozzata
dal frenetico anello stradale
del grande raccordo anulare
Fresca è la notte questa notte d’estate
dove luci di terra offuscano il cielo
e la luna chissà tante volte … ma è uno spreco
Di nuovo in casa buia di stanze
che vedon soltanto il mio essere solo
libri fantasmi cuscini ed un grande divano
per sogni e stanchezze
Grate di ferro alle finestre
a proteggere il vivere al livello di strada
chiavi distanze i tanti mestieri
e l’eco di un viaggio
Fresca è al notte questa notte ubriaca
dove luci di terra nascondono il cielo
e la luna chissà tante volte … ma è uno spreco
Sulla grata di ferro immobile appesa
una stella marina ingentilisce difese
un oggetto da niente
Un lampione il suo fascio di luce
attraversa la grata la stella il silenzio
stampa sfuggente sulla parete
Un’ombra di esilio un’ombra di stella
un’ombra di me che guardo il muro
come il mio cielo
Un’ombra di me
IL VOLO DELLA MANTA
Gli occhi incollati al freddo della finestra
una lacrima scura riga il vetro
fuori nuvole e luna dipingono il cielo
di improbabili volti dai contorni incerti
Tocco il mio viso riaffioran ricordi
di momenti amari sopravvissuti
rumori notturni arriva un grillo meccanico
e della spazzatura del giorno
non rimane che un ombra di odore e di buio
Sale la voglia di calde serate
in compagnia di musica e amici
siamo noi così stretti stretti ed anche vicini
teneramente accoccolati fra vino e cuscini
Avrei anche voglia di andare a dormire
invece questa è una notte insonne di lotte
nel pieno della tempesta il grido di un uomo muto
non sto cedendo a verità di velluto
Qui passano i giorni volano gli anni
e non cambia il senso dei soliti inganni
ed io sempre qua tra un fuoco che brucia
e lo sguardo posato sul vento
come scintilla sospesa
Cresce la voglia di calde nottate
aggrappati insieme ai momenti più veri
siamo noi cosi più vicini a scoprire segreti
finalmente liberati da pudori e vestiti
Sai com’è che va è il colpo d’ala di una manta
girare insieme al mondo in una sonda
senza orrori senza falsi clamori
ingombranti sicurezze nefandezze
un’idea di azzurro anche per me
Ho fatto tardi lo so di fronte a questa finestra
la stanchezza mi ubriaca riporta echi di festa
mi par di sentire il suono di mille fontane
orgia sprecata di un’acqua perpetua
Ecco la notte in qualche modo è spesa
ma continuo oscillando fra il letto e uscire di casa
Sai com’è che va …