Quando il mestiere danza con il lavoro, comincia la festa
… esagerando, come da partitura
batteria: Valerio Toninel
contrabbasso: Flavia Ostini
violino, voce: Kamila Kostur
fisarmonica: Roberto Asquini
tromba, flicorno: Tiziano Ruggeri
chitarra classica, banjo, zufolo: Sergio Tanzilli
cuica, pandeiro: Gigi Capone
voce parlata: Manuel Gordiani
guiro spazzolato e fischio nel Il Pendolare: Maurizio Ponziani
testi, musica, arrangiamenti, piano e voce: Maurizio Ponziani
arrangiamento voce femminile: Kamila Kostur
L’ARROTINO
il chiodo mobile
Donne è arrivato l’arrotino
con la macchina parlante eccomi qua vi son vicino
aggrappato al mio volante mi sentite tutte quante
basta un’incisione sola per viaggiare anche parecchio
è l’andamento del mercato avere il suono registrato
Ci risparmio anche la gola tutto il giorno mi si sgola
così guido la mia voce ed è la voce che conduce
nel procedere a rilento causo il caos strombazzante
tanta strada lascio andare in questo gran girovagare
Vado arrotando qui in città e canto
sempre lo stesso ritornello e tanto
che grande affare che bel mestiere qui sul mio palco mobile
faccio da me sono in tournèe
Donne donne è arrivato l’arrotino
opro sul filo della lama artigiano sopraffino
tagliente certo fine sottile col metallo son gentile
brilla argento fan faville sulla ruota le scintille
rasoi forbici coltelli son maestro ad affilarli
C’è la cappa che fa fumo avete perdite di gas
sono l’uomo tutto fare che vi evita lo stress
ombrellaio per quei giorni grigi scuri malumori
quanta strada per andare in questo mondo da aggiustare
Vado cantando qui in città solo
incontrando gente di ogni età ed è un coro
c’è un gran da fare c’è del mestiere ma che concerto mobile
faccio da me sono in tournèe
Sapete un tempo e che chimera aspiravo a far carriera
per lo sport ero portato del talento ci mettevo
un brutto giorno nella corsa un chiodo scava la mia fossa
in quel piede tintosi di blu che non si riprese più
Nella lenta lunga agonia c’è anche spazio per l’ironia
che la sorte assai maldestra finì per diventar sinistra
visto che ora e addio al passato quel dolore s’è cicatrizzato
mentre ripenso ai tempi belli passo i giorni ad arrotar metalli
Circa l’una qui mi fermo è la pausa per il pranzo
file orari alimentari scaffali gente generi vari
vita infame mondo cane pane sciapo prendo il salame
parte il disco affettare frugale pasto per tenore
Mangio e penso penso e mangio qui fra i denti di un parcheggio
pesce pettine di spine non ne esco nel pasteggio
mondo infame vita da cane però è buono sto salame
sgranocchiato con il pane mando giù e mi mette sete
il cruscotto è il mio tinello apro in busta il tavernello
adesso brillo sotto il sole ho prosciugato il mio cartone
Vita mondo cane infame son salame da affettare
ma tu guarda per mangiare che lavoro dentro il pane
dentro il cane c’è del pane e sta facendo il suo dovere
e che vita nel salame mondo tondo affondo infame
azzanno frutta chi mi sfrutta vortice bar siedo perché
gira tutto giro anch’io fra i ricordi ed un caffè
Donne donne donne è arrivato l’arrotino
rosso è il taglio della sera vi son sempre più vicino
ognuno tiene il suo segreto scheggia nuda di un passato
sul trabiccolo di legno tosti andavan i miei antenati
io come squalo a quattro ruote giro intorno agli isolati
Passo ripasso l’insistenza a volte paga nelle case
sconsolate incasinate silenziose indaffarate
taja taja la massaia squarta il pesce tutta gaia
senti quanta vita e sale in questo grande assurdo mare
Vado girando qui in città e canto
sempre lo stesso varietà ma tanto
che bel campare ho il mio mestiere suono sul chiodo mobile
faccio da me sono in tournèe
Sapete un tempo avevo moglie dall’amore è nato un bimbo
il sentimento è ormai finito ognun per se con le sue doglie
crescendo il figlio anche lui mi lascia uscito con la erre moscia
l’arte del mio declamar non la vuole ereditar
La giornata come un morso se né andata a denti stretti
qualcosa eppur si è fatto e detto due conti sì non ci rimetto
poi mi bevo il mio goccetto stanco rotolo sul letto
fra la veglia il sonno e rese l’eco forte della frase
Donne …
IL BAGNINO
considerazioni di un disoccupato
Considerando che la superficie del nostro pianeta
è soprattutto un immenso oceano
terra di fuga per chissà quale meta
Ed anche noi esseri umani per sopravvivere
come alchimisti mischiamo liquidi
per amare per piacere
Siamo ecologici biodegradabili rifiuti organici
senza inquinare possiam disperderci
nell’ambiente o con la mente
La quiete del lago l’impeto del fiume la poesia del mare
di volare non se ne parla
ma perlomeno so nuotare
Mi piace bere senza affogare
toccare il fondo e galleggiare
senza una barca posso remare
controcorrente fino a sfinire
I ghiacciai si sciolgono Venezia è al limite ecco sistema fragile
questo è un mondo pieno d’oro
affondato sul lavoro
Illuminato da una grande idea di primo mattino
deciso prendo il brevetto metto il bollino
voglio fare il bagnino
IL PENDOLARE
con tuffo
Buon giorno io sono un pendolare
e prendo il treno sempre quando non mi pare
quindi ecco non mi sembra giusto
questo sistema che su e giù ci prende gusto
Buon giorno io sono un pendolare
sbattuto avanti e indietro dalla città al balneare
torno stanco svuotato giù di umore
metto su l’acqua e poi ci aggiungo tanto sale
Corre corre corre corre corre questa vita
dando il fianco al litorale
fresco il sole all’alba poi tramonta e ci sto male
in corsa vorrei fare un gran bel tuffo in mezzo al mare
Buon giorno io c’ho tanti pensieri
ed i miei sogni si sparpaglian fra i binari
sul lavoro tutta la concentrazione
si focalizza sul ritorno e la stazione
Buon giorno io sono un pendolare
mi piace star sul treno si ma ci vorrei viaggiare
vedere posti nuovi nei percorsi un po’ variare
cosi che quando torno ce ne avrei da raccontare
Corre corre corre corre corre questa vita
dando il fianco al litorale
fresco il sole all’alba poi tramonta e ci sto male
in corsa vorrei fare un gran bel tuffo in mezzo al mare
Buon giorno io sono un pendolare
e sono qui perché vorrei cambiar mestiere
in questo ufficio delle F S con biglietti da staccare
starmene tranquillo e finalmente esser stanziale
Corre corre corre corre corre questa vita
via di fianco al litorale
vorrei fare un gran tuffo in mezzo al mare
e a dirla fino in fondo proprio li vorrei restare
IL PIANISTA
tappeto in bianco e nero
Le porte si aprono come un miracolo
portieri in pastrano salutano
albergatori per dentro e fuori dagli ascensori
tappeti ottoni mobili in mogano ma che incantesimo
Sì mi immergo nel gran lusso salottiero
testa alta passo deciso da condottiero
diretto entro nel salone assai fiero pronto all’azione
mi guardo intorno per continuare la descrizione
Il divano per poggiar l’ano è assai pacchiano
sulle pareti certi dipinti monumentali
lunghi tendaggi di velluto aprono e chiudono finestre
son sipario di un teatro già scaduto
Ma che bel mondo mondano generoso ti da pure una mano
nel grande sballo di dollari europei affari salti bancari
con le dita assaggiam la torta schivi e precari
In cravatta colletto e giacca che mi va stretta
raggiungo la postazione senza fretta “ Salve Maestro ”
composti come soldati bottiglie camerieri
sono lì pronti in attesa come ieri
Bicchieri cristalli lampadari vibrano
la orde degli invitati ci invadono
orchestra scordata di sinistri bipedi
clarinetti fagotti viole vecchi tromboni
Compiacenti ammiccanti mostran denti
quasi veri molto finti ma distinti
riverenti poco attraenti sembrano e sono tutti parenti
sempre cortesi giocano mosse da incontinenti
L’immenso tavolo “Ma lei lo sa? Era del mio trisavolo!”
tanta pietanza “Ottimo chef” “Quanto lo pago !”
nell’abbondanza dell’opulenza poca testa grande panza
tutti insieme partecipiamo alla festa
E allora suona con la coda suono animale da ricevimento
spremiti per il concerto musicale da combattimento
con la nota più sontuosa l’elegantissimo strumento
si espande canta muove alla danza il reggimento
Ma che bel mondo mondano generoso ti da pure una mano
nel grande sballo di dollari europei affari prezzi al rincaro
con le dita assaggiamo questo dolce amaro
Nel bel mezzo della bolgia un’apparizione
affascinante arriva in tutto il suo splendore
così armoniosa musa preziosa spezia dentro una disgrazia
“Balliamo insieme” lei si concede con molta grazia
E allora gira oscillo mi raggiro esaltante vorticoso tempo
felice porto a spasso il calice nella festa fermento
ballerini in parata lanciato in corsa vinco in volata
quante emozioni in questa serata altolocata
Ecco è finito un altro turno se n’è andato
quattro soldi un sogno da niente ho guadagnato
raccolgo tutti i miei spartiti tornano i conti ce n’è uno in più
di nuovo in strada un’insegna avverte il cielo è blu
Ma che bel mondo mondano generoso ti da pure una mano
nel grande sballo di dollari europei affari salti bancari
con le dita siam musicisti solitari
PIANOSCENICO
Il Pianoscenico volteggia magico
è un palco mobile incanta
è musica che recita …
LA CANTAUTRICE
solo una nuvola
Con un viso da indiana che ha ballato parecchio
perché una pioggia malata finisse
in un posto qualsiasi insieme a amici importanti
che hanno scelto la morte al disastro
Lei ha lottato con loro combattuto e perduto
ma tenace non ha ceduto
stravolgendo le strade tracciate scontate
di corpi e di menti legate
Si è vero a volte si muore ma per vivere più in alto di prima
E poi viaggiare cambiare ricreare un po’ tutto
cambiare anche il nome in un gioco
bere vino e poi birra mischiare la vita
confondersi decisamente
Sopra un letto notturno parole che escono
sgorgando come un fiume impazzito
che non ci sta a rimanere dentro il suo vestito
E riscoprire se stessa nel piacere normale
un incontro di sesso vitale
abbandono al momento niente ma ne però
e non chiedere e ricevere inganni
Quando i sensi festeggiano senza invitare la colpa
e volare anche se è solo una giostra
E riapprezzare la pioggia perché è solo una nuvola
che passa e racconta i suoi umori
cosi come fa lei dentro le sue canzoni
IL LIBERO PROFESSIONISTA
curriculum
Io sono un libero professionista scaraventato in fondo alla pista
di giri a vuoto ho una lunga lista le mie radici le tengo in tasca
e suono il piano anche a richiesta do via la musica la vendo all’asta
fatevi avanti lanciate offerte si fanno affari con le scoperte
Io sono un libero professionista scaraventato a bordo pista
un ruolo mobile alquanto instabile la sfida labile è già flessibile
mi siedo e mangio sul losco desco seduto suono alla fine intasco
brutta serata mi bevo il fiasco e finalmente veloce esco
Quante luci a festeggiare con me a spasso qua e là
in questa grande città aria di libertà tutto è già qua
Lady è il mio abito lo sai dai strapazziamoci di coccole
che lì lì la strada è sempre in curva
Lady dove abito lo sai si c’è una stanza azzurra qui per noi
anche per noi
Si sono un libero professionista e si riparte si scende in pista
gran polverone fra i concorrenti c’è chi guadagna con gli incidenti
si corre e rosso sembra il semaforo ma non mi arrendo e punto al lirico
caparbiamente sto lì ed elaboro girando in tondo a passo melodico
Ma che bel libero professionista con slancio mi rimetto in pista
sentirmi solo a volte unico certo nella mia arte solido
e concertando nel poliedrico gassoso nel sistema stolido
accondiscendendo il liquido cantando e sai spesso girovago
Quanti suoni a festeggiare con me luci qua e là
in aria di libertà ma che bella città tutto è già qua
Lady è il mio abito lo sai dai un po’ di tenerezza e via cosi
che lì lì la strada è sempre in curva
Lady dove abito lo sai si c’è un giardino in fiore qui per noi
anche per noi
Io sono il libero professionista catapultato in mezzo alla pista
ed ogni giorno nella mia testa coltivo il sogno di una gran festa
e intanto guarda gira la giostra e per stasera mangio minestra
mi barcameno nel libero mercato dentro un mare di zucchero filato
Che gran notte sta passando e va suoni in gran quantità
voci e un’infinità di luci di età tutto è già qua
Sulla strada leggo un’infinità di percorsi di età
questa grande realtà sta passando di qua tutto sarà
un forse un però incertezze a gogò un ritornerò
Tutti a spasso in questa grande città notte e luci di qua
suoni e ombre di libertà dentro l’immensità e tutto è già tutto è già
Tu dove sei io sai ti vorrei ripetermi no non potrei
Io sono un libero professionista é già
L’ANTRO
nel locale
Passo di qua dentro il frastuono di una vita ancora senza età
luci si confondono fra candele e elettricità
tante realtà infrangono gli specchi riflettendo identità
sul bancone un gran via vai menu cocktail non bastano mai
Mi domanda tu cosa fai di fronte a quattro olive e cenere
fumo una risposta cosi aspirando nell’indescrivibile
il mestiere a mio parere è sognare e poi un sorriso
nel silenzio fra di noi
No non ci sto in questo grumo ghetti forme insieme da città
il discorso va nel mentre un quadro suggerisce altre spazialità
un ritaglio di mistero vive dentro una casualità
un motivo qui per noi
Passo di qua gigione in festa mi concedo un altro giro da bar
il delirio in tasca e so che ripagherò con semplicità
la notte va in quel frastuono dolcemente con complicità
è la nostra musica e non finirà
Sempre andar via per viaggiare
sempre andar via per rimanere
sempre andar via
METRO’
i musicisti
Passeggiando sotto terra
sotto le luci fredde di quel neon cemento
ma che gran bel movimento
scale mobili affollate colorate indicazioni
quanti tunnel e direzioni
Nell’attesa di un trasporto
c’è chi scalda i suoi strumenti
qui stranieri come altrove da diporto
un ruggito di vento ci annuncia l’arrivo
del lungo grosso verme cittadino
in questo formicaio di sotterranea frenesia
il mostro paziente aspetta e fischiando ci porta via
Suonano i musicisti sull’ennesimo treno
stazione dopo stazione sentiamo scorrere l’illusione
in questa storia di viaggiante disperazione
sentimenti malcontenti sopravvivenza emigrazione
e poi quei pochi preziosi spicci
per almeno tirarsi fuori dai maledetti privati impicci
con violini di capricci
come se come che come quando te ne vai
Quanta musica ambulante
linee luminose ondeggian come un cuore in baldoria
nella sala operatoria
melodie di ogni dove in equilibrio naturale
entran nel ritmo del motore
partendo da una prigione arrivando fin verso il mare
d’estate qui il caldo è infernale
e allora soffiano le fisarmoniche nostalgiche toccano toniche
piccole le percussioni le accompagnano fra gli scossoni
Suonano i musicisti sull’ennesimo treno
stazione dopo stazione sentiamo scorrere l’illusione
in questa storia di viaggiante dispersione
dissensi muti consensi rapidi sguardi partecipazione
e poi quei pochi vili denari
per almeno tirarsi fuori dai stramaledetti privati affari
arie di flauti silenziosi applausi
come se come che come quando te ne vai
Risuonano i musicisti sull’ennesimo treno
stazione dopo stazione lasciamo scorrere l’illusione
di queste note di viaggiante concertazione
le note le note
Si insinuano nei pendolari concittadini abitudinari
fra le righe di libri e giornali nei tutti giorni che passano uguali
fra i ragazzi da piazza di Spagna le domeniche come da lavagna
nelle uniformi dei ferrotranviari di incertezze e di salari
nei sogni dei più bei bisogni le nostre ansie secolari
dentro i buchi dei maglioni degli sfaccendati
o dei navigatori virtuali nelle arterie dei visionari
Un mondo di spettatori partecipando alla gran corsa
l’intera orchestra smuove la giostra
come se come che come quando prendi e vai
come me come te e siamo noi come se vuoi
Next stop